5.5.07

Grazie Lucia


Non è una fotografia, credo.
O forse lo è. Rappresenta il lago Nagasaka che, dal nome, direi sta in Giappone.
Viste le dimensioni non si riconosce una piccola nave che passa tra i rami e i tronchi degli alberi. Inosservata, invisibile ma carica di vite possibili.
Ho inserito questa immagine perché, nella sua ambiguità, mi è parsa la più adatta a commentare un brano di una poesia che tra poco inserirò in questo blog.
La poesia non è mia, rilassatevi. È di Lucia De Marchi. E tutti subito a dire: «ma chi è?».
Beh, una poetessa. Categoria che non si conquista scrivendo frasi che vanno troppo spesso a capo e non si acquista stampando sillogi a spese proprie. Discende direttamente dal levigare le parole fino a renderle diafane e risonanti.
Come si fa?
Bella domanda.
Però chi legge se ne accorge, del lavoro fatto, anche se non saprebbe dire quasi sono stati i passaggi, l'origine e il fine. La scrittura come lavoro e fatica non è una categoria che si comprenda facilmente, anche se a scribacchiare siamo in parecchi.
Poi, infine, il lavoro fruttuoso è una cosa, l'accanimento sterile è un'altra.

Lucia De Marchi è morta. Prematuramente, come si dice.
Dal momento che, oltre che libraio, sono anche editore, pubblico la sua raccolta postuma.
L'hanno curata alcuni amici dell'autrice e noi, CS_libri, abbiamo fatto il resto del lavoro.
Un buon lavoro.
Credo.
Ma buono soprattutto perché ha permesso a me e agli altri che hanno lavorato su questa raccolta di leggere a sbafo le poesie di Lucia.
Un frammento:

Miriadi di cose abitano questo buio
questa fetta oscura
nella mia tazza di cristallo

il pianeta che preferisco è la luna
così generosa con chi non ha vinto
la battaglia.

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