20.10.07

Il ritorno dei Borboni


Avevo votato per Prodi (che detesto da sempre per la sua falsa bonomia e i modi da boiardo di stato) e il suo carro dei Tespi con poche illusioni ma senza negarmi una speranza.
Non soltanto scacciare Berlusconi e la sua corte di yesmen, mafiosi, fascisti e clericofascisti ma anche e soprattutto metterlo nelle condizioni di non poter più alterare la democrazia attraverso il possesso di tre reti televisive e di tutto l'indotto pubblicitario da esse creato.
A distanza di una quantità ragionevole di tempo debbo ammettere di avere capito male.
Evidentemente dell'equilibrio della democrazia a Prodi etc. non frega nulla. Sul tema dell'anomalia Berlusconi è stato partorito soltanto un timido e insufficiente disegno di legge che morirà presto, in compagnia di una maggioranza che va dai centri sociali fino ai procacciatori di voti di Mastella e ai cattolicissimi della Margherita. Una maggioranza che era una semplice somma di voti ma che aveva alcuni scopi fondamentali - a mio modo di vedere. Garantire le regole della democrazia, avviare il risanamento dei conti dello stato e dare impulso all'economia.
Senonché Prodi e compagnia hanno fatto padella.
E di brutto.
Si vantano di aver risanato i conti, ma né la Banca d'Italia né l'UE sono d'accordo. Per motivi magari inconfessabili, ma resta il fatto che i conti sono stati risanati mungendo i soliti noti e senza riuscire a toccare davvero e definitivamente le evasioni fiscale e contributiva che sono strutturali nel sistema produttivo italiano. Hanno depresso i consumi e hanno fatto un gran can-can sulla tutela dei consumatori ma senza minimamente postulare alcun progetto di orientamento dei consumi che non fosse il sostegno alla Holding Coop. Sempre sia lodato il ministro Bersani.
Poi - in disordine - hanno ritirato i soldati dall'Iraq ma non dall'Afghanistan, dove restano senza un preciso mandato a rischio loro e di tutti i poveri cristi che stanno da quelle parti. Ridiscutere con gli alleati il senso della missione? Mappercarità. D'Alema ha troppo da fare con il suo feudo in Puglia. La base militare di Vicenza, la TAV. E norme fiscali che restano cervellotiche e farraginose, tanto da obbligare chiunque a valersi comunque di un commercialista non tanto per evadere le tasse ma giusto per evitare grane. Ma già, noi si rompono i marroni ai benzinai ma non ai commercialisti. Una legge sulla fecondazione artificiale degna del Sultanato dei mamelucchi (o della ASL di Salem) ma che nessuno si sogna di toccare per non far piangere la Madonna e non far imbufalire il Vaticano.
Che altro?
I lavavetri divenuti il principale problema sociale creato dall'immigrazione, il degrado della RAI, la farsa indegna della votazione sulla legge sul Welfare, le cordate e cordatine delle primarie PD con accuse di brogli e un vincitore annunciato come mesi di anticipo...
Una legge del piffero sui libri, persino peggiorativa della già non eccelsa legge approvata dal governo Amato e massacrata dal governo Berlusconi.
E adesso questa.
L'obbligo di registrazione di qualsiasi sito o blog su internet (quindi anche il blog pieno di cuoricini e bestioline di mia figlia quindicenne, per dire) nel Registro Operatori della Comunicazione (con annessi e connessi problemi burocratici e fiscali) e la possibilità di essere perseguiti per quanto scritto sul proprio blog e/o sito, con l'ovvia possibilità che qualsiasi cretino potrà scrivere sul vostro blog: «L'On. Imbuto Crepapanza è un mafioso, un ladro, un figlio di zoccola e tiene pure le corna» e ad andare nelle grane sarete VOI.

«Ma lo fanno per evitare il precariato tra i giornalisti».
Certo, come no.
Ed è il Sole a girare intorno alla Terra.
Infatti TUTTI i giornali su carta stampata stipendiano regolarmente chi scrive per loro.
E a Natale a portare i regali è Babbo Natale.

Bene. Con quest'ultimo tentativo di affossare il media più democratico che esista (e che lor Signori NON conoscono, non sanno usare e temono) hanno davvero colmato la misura. Cosa c'è dietro? Beh, chiunque può fare le sue ipotesi.
L'ansia di sgonfiare le gomme a Grillo (che non mi piaceva granché come comico e mi piace ancor meno come politico, ma questa è un'opinione personale) e di eliminare quel po' di giornalismo indipendente che esiste in Italia. La semplice abissale ignoranza e la conseguente paura. Il desiderio di regolarizzare, regolamentare e magari tirarne fuori qualche soldino, utile a pagare gli interessi sul delirante debito pubblico creato negli anni '80 da DC,PSI e PCI e a sostenere tutta la giungla di tirapiedi, sottopancia e cacicchi delle amministrazioni locali (pensate a Bassolino e alla sua gestione dell'emergenza rifiuti o ai DS e Margheriti implicati nel traffico di posti di lavoro e tangenti in Calabria...).
«Sì ma altrimenti cebberlusconi!»
Che è come dire un governo insieme corrotto, autoritario, incapace e criminale.
Vero, sacrosanto. Ma è possibile continuare a ingoiare m... giusto per evitare il ritorno del Cavaliere? È legittimo? Senza contare che questi qua sono talmente imbecilli che riusciranno a farlo tornare anche senza che i delusi si facciano sentire.
L'unica è suonare loro la sveglia. Una sveglia molto forte, tipo quella suonata sabato 20 dalla cosiddetta sinistra radicale. O magari, firmando la petizione contro la legge sui siti web.

In ogni caso credo sarà bene attrezzarsi per una lunga attraversata del deserto. All'opposizione.
Una buona occasione per sbarazzarsi di tutto l'ingombrante e invadente personale politico che non ha avuto il buon gusto di scomparire dopo cinque anni di bagnomaria con il quinquennio Berlusconi.
In ogni caso si sta come stava un poveretto sotto i Borboni, costretto ad augurarsi che fossero... i Savoia a salvarlo.

Per leggere il testo originale della proposta di legge e firmare la petizione visitate il sito www.librinuovi.info, nelle pagine dedicate alle «news».

19.10.07

L'innocenza e la scrittura


Quest'uomo è Vittorio Catani, membro di spicco del manipolo di incoscienti che da anni si sforzano di mantenere viva la fiammella della fantascienza italiana.
Tutte le volte che mi capita di sentirlo o di leggerlo (abita a Bari e io a Torino e gli incontri vis-a-vis sono complicati) ho la sensazione di aver cambiato lunghezza d'onda, anzi di trovarmi in uno dei «suoi» mondi, un mondo luminoso, quieto e rarefatto dove le parole riacquistano la loro vera funzione: la comunicazione.
Mia madre, che come molte madri possiede, perlomeno per alcuni temi, il dono della sintesi, lo definirebbe «un signore». E io mi associo, riunendo nell'appellativo «signore» l'eleganza della modestia, della sincerità, dell'onestà mentale e dell'umiltà. Oltre al dono - automatico per un autore di fantastico - dell'innocenza.
L'innocenza per Chesterton, geniale scrittore cattolico, è una dote essenziale. Permette lo stupore, ovvero la possibilità di vedere il mondo consueto con altri occhi e scoprirlo differente e inaspettato. Migliore o peggiore, certo, ma soprattutto inatteso. Senza l'innocenza - che non è il contrario dell'intelligenza ma della meschina astuzia così comune in questa mediocrissima Italia - non esiste la speranza o la possibilità di comprendere davvero il mondo nel quale si vive. Al massimo di balbettare cose già dette e ridette, ovvietà, panzane e castronerie, da recitare però con la giusta enfasi. E non faccio nomi, almeno adesso.
Vittorio, dicevamo.
Sono stato uno dei pochi a poter leggere il suo nuovo romanzo inedito. Il Quinto Principio. Un libro generoso, ricco, felicemente eccessivo e nato da un'ispirazione troppo ampia ed estesa per la rachitica editoria fantastica italiana. Un romanzo «difettoso» ma per eccesso, giusto perché padroneggiare idee e visioni è sì un lavoro da scrittore di SF ma richiede tempo, pazienza certosina, una sconfinata documentazione e soprattutto quella sorta di sorniona attenzione vigile - o, se si preferisce quel divino strabismo - che permette a chi scrive di tenere d'occhio insieme il quadro generale della vicenda, lo sfondo, gli infidi elementi del discorso, la punteggiatura, il respiro e la musicalità delle frasi, la giustezza del lessico e solo Dio sa cos'altro. Per compiere questo piccolo miracolo abituale è necessaria innanzitutto la quiete, la solitudine e la possibilità di isolare la mente da piccoli e grandi problemi della vita quotidiana. Il miglior isolante a questo scopo è il denaro. Molto denaro.
Ma scrivere fantascienza in Italia è tutto fuorché un'attività redditizia. E più un testo è ambizioso più è fondamentale avere la giusta dose di quiete.
Se siete svegli avete già capito dove sto andando a parare.
Vittorio, come molti altri autori di fantascienza e fantastico, ha dovuto fare ( e deve fare) della scrittura una seconda attività, una passione da confinare nei pochi momenti di quiete che la vita offre. Difficile riuscire a essere compiutamente «professionali», con queste premesse. Ma Vittorio e pochi altri ci sono riusciti. Letteralmente volando su un biplano di legno e stoffa sono riusciti a percorrere ampi tratti fianco a fianco ai grandi professionisti della scrittura in lingua inglese. Un risultato - viste le premesse - eroico.
Provate a procurarvi e a leggere, per essere meno vaghi, «L'essenza del futuro» , Perseo Libri. È una raccolta della narrativa breve di Vittorio e ne presenta egregiamente temi, visioni, idee e fissazioni. Già, perché uno scrittore senza fissazioni non è uno scrittore.
Stamattina Vittorio mi ha segnalato una sua recensione al mio «In controtempo» pubblicata sul sito www.fantascienza.com. La segnalo perché per me è importante. Conosco la sua onestà intellettuale e so benissimo quanto vale una sua recensione positiva.
Qualche tempo fa Davide Mana si chiedeva pubblicamente perché gli autori italiani collaborino relativamente poco rispetto ai loro colleghi stranieri. Probabilmente questo è uno dei modi di collaborare. Utilizzare i mezzi che si posseggono per presentare il lavoro di un altro. Per commentarlo, apprezzarlo pubblicamente. Non il «do ut des» tipico della grande editoria dei periodici ma un lavoro di segnalazione e comunicazione lento ma non ingrato.
E, in fondo, a decidere sono soltanto i lettori.
Fortunatamente.

12.10.07

Uno sguardo unico

Questa è una fotografia scattata ai «Portici del libro». Il cugino It che appare dietro il bancone dei libri è mia moglie, Silvia. La mia complice nel mettere al mondo la creatura pestifera che appare alla fine di qst post. Fine della parentesi familiare.
Quando qualcuno tira fuori le foto della famiglia è possibile abbia cattive intenzioni. È vero, in un certo senso.
Riferisco qui di un paio di cose che mi sono capitate, rimarchevoli, almeno per me.
La prima: ho portato a termine la presentazione della quale ho sproloquiato nel post precedente.
È andata bene, anche se le copie vendute sono state in tutto due (2). I presenti, un manipolo di eroi dei quali ben cinque o sei non li conoscevo personalmente.
Mi hanno fatto notare che l'orario della mia presentazione era il più vigliacco possibile, ma non importa. In fondo sono uno scrittore periferico e sconosciuto, quindi è normale che mi abbiano cacciato in fondo alla lista.
Eugenio Pintore è stato un presentatore magico. Mi ha fatto chiacchierare ma senza eccessivi sbrodolamenti e mi ha fatto anche un paio di domande sulle quali temo di essere andato a farfalle. «Il tema del tempo nei tuoi racconti…»
Gesù, non ci avevo mai pensato. Mi venivano così.
Prova un po' a spiegare i movimenti che fai per andare in bicicletta o suonare uno strumento musicale. Prova un po'. Ricostruiscili mentalmente. Descrivili.
Ho remato parecchio ma qualcuno ha poi commentato che ho detto cose molto intelligenti. Qualcun altro che non era poi così chiaro ciò che volevo dire.
È possibile siano vere entrambe le cose.
Comunque provare a spiegare perché fai così, scrivi così e che cosa volevi dire è praticamente impossibile. Sei costretto a ravanare parole sempre con la sensazione che scrivere non ammette chiacchiere né spiegazioni. E questo lo sapevo già da me.
Ringrazio comunque di cuore il buon Eugenio che mi auguro di avere ancora come interlocutore. Io mi sono divertito, spero che anche per lui sia stata almeno un'esperienza decente...
La seconda cosa rimarchevole riguarda un amico, compagno di avventure letterarie, stimato traduttore, abile divulgatore scientifico e scrittore di talento.
Parlo di Davide Mana, membro di spicco della magica equipe di ALIA.
Sul suo blog (senza nemmeno avvisarmi) ha scritto:
******
Ora, com’è il libro di Citi?
Beh, ragazzi, scucite i quattordici euro e leggetevelo.
E’ molto tascabile, piacevole al tatto, facilmente ottenibile on-line.
E’ meglio di un Urania, e non rischia di sfaldarsi per l’umidità.E’ meglio dei due terzi della narrativa che si pubblica nel nostro paese - ad esser conservativi nella stima.
E cosa sono, ormai, quattordici euro?
Se però volete sapere com’è leggere il libro di Citi…. ah, allora il discorso è diverso.
Cercate di ricordare, se ci riuscite, la prima volta che avete letto Ballard.O Jack Vance.O H.P. Lovecraft.O Haruki Murakami.
Badate bene, con questo non voglio dire che la scrittura di Citi assomigli in alcun modo - per forma o temi - a quella di Ballard, Vance o Lovecraft, o Murakami.
Massimo Citi è un autore maturo, con unproprio stile.
Come la Coca Cola è The Real Thing.
Ma la sensazione che si prova nel leggere queste storie è la stessa che si prova nel leggere l’opera di uno di quei colossi.L’impressione, fortissima, di trovarsi davanti a qualcosa di radicalmente nuovo e diverso da ciò che si è letto finora.
Qualcosa che diverrà un termine di paragone, un punto di riferimento.
E cosa si può desiderare di più dalla lettura, se non incontrare una prospettiva diversa.
******
Bene. Davide ha fatto un centro pieno.
La cosa alla quale tengo di più è provare a fare qualcosa di originale. A essere, in un certo modo, unico. Ma non unico in senso stirneriano o per l'illusione di sentirmi un genio. Semplicemente perché unico è il mio sguardo (come quello di tutti) e unico è il mio modo di elaborare le esperienze. Nulla di più di questo, nulla di più di un tranquillo navigare nella vita di ogni giorno elaborandomi le mie personali cavolate e provando, in separata sede, a farne una storia, un luogo dove non sono mai stato, un'emozione che non ho provato così in quel momento.
Chi scrive ha l'obbligo morale di essere originale. Per fedeltà a se stesso. Tradire se stessi è il vero tradimento.