22.2.08

A che cosa serve un editore? Capitolo 5

Premi e concorsi.
Poco sistematico e ancor meno scrupoloso non tenterò neppure di presentare un elenco dei duemila e passa concorsi e premi letterari che esistono in Italia. Un buon motore di ricerca può fare meglio al caso vostro senza contare che esistono siti come www.wuz.it che possono fornire una quantità prodigiosa di info sia per quanto riguarda le scuole di scrittura creativa che per i premi e concorsi.
No, ciò che mi interessa qui è provare a fare qualche ipotesi sull'utilità effettiva, ai fini della pubblicazione, della partecipazione a un premio letterario.
Anche e soprattutto a partire dalla mia personale esperienza.
Ammettiamo che abbiate il vostro manoscritto.
Di narrativa, beninteso, romanzo o raccolta di racconti.
«A chi lo mando?».
Categoria romanzo.
Le scelte non sono poi troppe ma nemmeno così poche.
Andate sul sito www.danaelibri.it e cominciate a cercare. Troverete un elenco di premi per romanzi inediti di lunghezza e tema variabile.
Alcuni, anche di un certo relativo "rilievo" come il premio L'autore di Firenze Libri, non richiedono alcuna tassa di partecipazione.
Però, però...
Ho conosciuto personalmente alcuni partecipanti e un vincitore del premio L'autore. Le esperienze in proposito sono varie. Qualcuno ha ricevuto molti complimenti e...la proposta di essere pubblicato a pagamento,qualcun altro è stato semplicemente pubblicato senza - in apparenza - pagare pegno, ma anche senza alcuna distribuzione. Stesso discorso per il vincitore che, a parte il sussiego, non ha visto il suo libro distribuito da nessuna parte.
In sostanza, anche se vincitore o pubblicato nessuno è riuscito a farsi leggere al di fuori della stretta cerchia dei propri amici e parenti.
E ha "bruciato" inutilmente un testo che (forse) avrebbe meritato qualcosa di più.
Esistono fortunatamente numerosi siti di discussione legati, per esempio, al sito www.ozoz.it dove, disponendo della giusta quantità di tempo, è possibile trovare qualche informazione di prima mano sull'affidabilità di certi concorsi.
Ma,tanto per ritornare al problema centrale, un premio vinto non garantisce alcuna reale visibilità al vostro lavoro. In sostanza: il libro esiste ma non potete trovarlo in libreria. Che è come dire che esiste un po' meno.
Avere vinto un premio è una grandissima soddisfazione, beninteso, ma l'amarezza di non vedere la propria creatura a disposizione dei potenziali lettori non è facile da ingoiare.
A questo punto è necessaria una breve digressione "tecnica".
Per andare in libreria - privata o di catena - un libro deve essere pubblicato da un editore che abbia un contratto con un distributore nazionale. I distributori nazionali sono pochi. Quelli che movimentano (seriamente) editori di narrativa soltanto 4 o 5. Gli editori con un contratto nazionale di distribuzione non più di 300-400. Di questi una trentina realizzano il 90% del fatturato nazionale di libri di narrativa. Questi editori hanno in genere un interesse scarsissimo per gli esiti dei premi letterari. Sanno bene che le giurie dei premi medesimi sono, nella maggior parte dei casi, composte da dilettanti entusiasti il cui orizzonte degli eventi arriva fino al giorno della premiazione e che non danno - giustamente - alcun peso alla vendibilità del testo del vincitore.
Fine della digressione.
A fare eccezione pochi premi.
Il Calvino prima di ogni altro.
Un premio annuale e con un costo di partecipazione abbordabile che comporta la possibilità di ricevere le schede di lettura. Un premio serio ma, ahimé, schizofrenico.
Nella roulette dei lettori per il premio - persone benemerite che leggono gratis un centinaio di romanzi a edizione ma che inevitabilmente finiscono per gettare la spugna proprio quando hanno messo insieme una buona competenza - può capitarvi, come è capitato a me, di passare una volta in seconda lettura perché avete incontrato un lettore che ama il fantastico e essere scacciato come un barbone a un anno di distanza e con lo stesso testo - con poche modifiche - avendo incontrato sulla mia strada un lettore svogliato, poco dotato di fantasia e che non arrivava a distinguere l'Armata Rossa Sovietica dalla Rote Armee Fraktion.
In sostanza di essere stato incoraggiato, poi brutalmente respinto.
In certi ambienti per molto meno tirano fuori il coltello.
Ma io mi sforzo di essere un non-violento e poi, comunque, con un romanzo di tema fantastico non avevo molte speranze, via. Ho giocato sapendo di perdere, quindi non mi stupisco più che tanto.
Resta il fatto che è capitato a molti di avere vinto il Calvino ma non avere trovato un editore interessato. Cosa, ammettiamolo, molto più allarmante.
Servono a qualcosa questi accidenti di premi, in definitiva?
Ne parleremo nel prossimo post.

21.2.08

Problemi tecnici


Un volenteroso lettore mi ha segnalato che i file di testo aperti a video sono troppo piccoli e scaricati e stampati rimangono troppo piccoli, al limite dell'illeggibile.
Mi scuso profondamente per l'inconveniente, nato dal desiderio - altruista ed ecologico - di non far impiegare troppa carta nella stampa ai lettori. Ho rinunciato alle mie buone intenzioni e ho reimpostato i file in modo che sia il lettore, eventualmente, a decidere per una stampa di due facciate in A4.
Questo, comunque, NON è un esempio di come lavora CS_libri. Semmai un esempio di personale dabbenaggine.

18.2.08

autopubblicazione (a che cosa serve un editore capitolo 4 e 1/2)


Proviamo a fare pratica.
Se si ha un romanzo per il quale nessun editore - serio o poco serio - è disposto a investire un centesimo - nemmeno io - che cosa ne fate?
Lo tenete nascosto in una sub-sub-subdirectory della cartella «foto vacanze agosto 2002»? Lo stampate per regalarlo a quattro amici aspettandovi un sorriso agrodolce e un certo numero di scuse: «aha, un altro... certo, grazie. Quando avrò un momento... lo sai è un periodo molto pieno...», riprovate il giro delle sette chiese ma con zero speranze oppure, oppure... lo pubblicate in rete.
A che cosa serve pubblicare in rete, sia pure in un blog frequentato da quattro amici come questo?
Beh, a raccogliere opinioni, pareri, giudizi, impressioni e suggerimenti.
Se non si ha il tarlo di essere infallibili - tarlo che chiunque abbia provato a scrivere rischia comunque di avere - l'esercizio potrebbe rivelarsi utile o addirittura utilissimo.
Mi sono spesso stupito di sentire enumerare pregi e difetti delle poche cose che ho pubblicato. I difetti non erano quasi mai quelli che mi aspettavo e i pregi erano spesso diversi da quelli attesi.
Quindi pubblicare in rete, in un blog, può rivelarsi (forse) uno stimolo per le opere che non convincono completamente. Uno stimolo a cancellarle dalla subdirectory della quale si diceva oppure a rimetterci sopra le mani, a rivederle, ripensarle, ridiscuterle.
Bisogna avere pazienza, molta pazienza. Non si può pretendere velocità né ci si può lamentare di imprecisioni, dimenticanze, incomprensioni ecc. Nove volte su dieci le incomprensioni ecc. sono responsabilità dell'autore.
Non prometto di essere olimpico come può apparire, ma mi sforzerò. Anch'io sono convinto di essere infallibile ma ho un certo senso del ridicolo...
Ultima osservazione prima di passare alle istruzioni.
Non credo che Internet sia un mezzo adeguato per la (vera) pubblicazione di un libro.
Perlomeno non di un libro ritenuto definitivo, completo e pronto a essere distribuito.
Può servire come officina - e questo è il mio caso - oppure svolgere una funzione di promozione. Regalare il proprio libro per diffonderlo e, in un secondo momento, metterlo in vendita.
Sia la prima che la seconda sono pratiche abbastanza diffusa nei paesi civili, molto meno in Italia.
Istruzioni:
In fondo a dx di questa pagina trovate un collegamento: «Quante storie»
Cliccando nel collegamento che appare sotto:
(www.mio.discoremoto.alice.al)
vi troverete davanti tre cartelle:
«In controtempo + »
«Ultimo spettacolo»
«Zone inesplorate»
Nella prima troverete tre racconti già pubblicati in tre diverse edizione dell'antologia Fata Morgana e che quindi non ho potuto inserire nella mia antologia ma che sono omologhi a essa per ispirazione e temi.
Nella seconda i primi quattro capitoli di un mio romanzo (quasi) inedito. Si tratta di un romanzo di fantascienza, ma di un genere di sf che in Italia non ha molti precedenti. Lettori e autori di sf si prendono infatti maledettamente sul serio, mentre «Ultimo spettacolo» non è esattamente un romanzo serio. Scaricate prima il file «US - avvertenze e precauzioni».
La pubblicazione degli altri capitoli è legata al gradimento di coloro che scaricheranno i primi capitoli.
Nella terza due racconti lunghi: «La testa tra le nuvole», vergognoso calco verniano a suo tempo uscito su FM 4 a firma Giulio Artusi e «Zero», pubblicato in FM 6, un modesto esempio di piccola Ucronia nostrana.
Tutti file sono in formato acrobat.pdf.
Possono essere letti a monitor o stampati. La seconda possibilità se le prime righe vi convincono.
Osservazioni commenti eccetera possono essere inseriti in coda a questo post o inviati direttamente a un indirizzo di posta elettronica che utilizzerò soltanto a questo scopo: massimo.citi@virgilio.it.
Buona lettura.

11.2.08

Fata Morgana 11

Il 28 di marzo è ancora lontano, ma è bello prendere una rincorsa lunga.
Fata Morgana è l'antologia di narrativa «mista» che Silvia Treves (qui in una foto che ne mostra l'innata incapacità di essere seria) e io curiamo da qualcosa come una decina d'anni. Nella seconda metà di marzo dell'anno successivo all'uscita di FM teniamo una presentazione alla quale invitiamo gli autori dell'antologia passati e presenti. Durante l'incontro si parla della nascita dell'ultimo FM, dei racconti scelti, e delle intenzioni per il futuro. Qualcuno - negli ultimi anni Erica Monforte - legge brani scelti dall'antologia, si mangiano dolcetti e si beve qualcosa.
Quest'anno, per l'appunto, la presentazione sarà venerdì 28 marzo, ore 21.00 presso la Libreria CS - V. Ormea 69, Torino. A leggere potrebbe essere ancora una volta Erica, ma non è detto.
Chi vuole venire, si accomodi. Astenersi giovani promesse, geni incompresi ed eterni esordienti. FM non è un trampolino per l'eterna fama, soltanto un lavoro che speriamo di far bene.

8.2.08

Il laureato illetterato e la riscoperta dell'acqua calda


Compro «La Repubblica» ma non la amo per nulla.
D'altro canto «La Stampa» è un gazzettino di condominio pieno di refusi e il Corsera è infestato da gente come Galli Della Loggia e Antonio D'Orrico. Su «Il Manifesto» scrive gente piena di buona volontà e che spera di riuscire a fare - un giorno o l'altro - un giornale, e degli altri non merita parlare.
D'altro canto «La Repubblica» ha il vezzo/vizio di riscoprire continuamente l'acqua calda e di sparare la pseudonotizia come fosse uno scoop straordinario. Ultimo esempio tre pagine di R2 del 6 febbraio dedicate all'illetteratismo - il paraneologismo non è mio - dei laureati. Si scopre così che un 20% abbondante di laureati non legge nemmeno un libro all'anno e che qualcuno di loro (il 6,0% del 20% = 0,3% del totale dei laureati) afferma che leggere è un medium lento mentre lo 0,3 sempre del 20% - cioè un irrilevante 0,015 del totale dei laureati, come dire 15 persone su 10.000 - pensa che leggere non serva più.
È così difficile trovare 15 cretini su 10.000 bipedi appartenenti alla specie homo sapiens? E 3 cretini su 1.000? Io ripensando alla mia classe del liceo avrei accreditato la cretineria di un buon 33%, quindi l'articolo mi ha, in realtà, consolato. Tanto più che le statistiche su Le cifre dell'editoria edizione 2000 davano i laureati che non leggevano nemmeno un libro all'anno al 30% circa. Quindi in un meno di un decennio ci sono un 10% scarso di lettori (di almeno un libro all'anno) in più.
M pubblicare notizie consolanti non è lo scopo di un quotidiano. Prima di imbastire un articolo inevitabilmente in equilibrio tra il gusto plebeo di scoprire che anche il professionista o il dirigente so’ 'gnoranti e i toni blasé da intellettuale purosangue e un po' cinico ci si poteva informare, nevvero? Ma no, informarsi prima di scrivere è raro e «lento». Per essere media «veloci» bisogna commentare senza sapere di che cosa si sta parlando.
Non si può sapere tutto, certo, ma un po' di cautela non sarebbe fuori luogo.
Se si voleva affermare che in Italia non esiste una politica di sostegno alla lettura, che il sistema bibliotecario è obosoleto e bisognoso di finanziamenti, che la classe dirigente italiana è scarsa di riferimenti culturali, provinciale e meschina si potevano semplicemente scrivere alcuni articoli informati sulla diffusione del libro in Italia.
Prima si valuta la reale possibilità di leggere, poi si commenta la volontà o meno di farlo.
Si potrebbe finire per scoprire che in realtà già da diversi anni esiste una politica contro la lettura, presentata come attività obosoleta, vecchia, fuori moda. Una passione avara e solitaria praticata soltanto da sfigati, tagliati fuori, intellettuali stitici e occhialuti, pallidi e flaccidi.
È molto probabile che chi ha recepito e praticato il messaggio vero trasmesso dai media - «non leggere, non stare a romperti la testa su cose inutili e che tanto non capisci» - non sia formato soltanto da un 3% circa della popolazione laureata. Il grosso problema è che l'ignoranza fino a qualche anno fa era percepita come limite e ammessa con pena mentre ora è considerata un prezzo da pagare al tentativo di affermarsi.

5.2.08

A che cosa serve un editore? Capitolo 4


Riprendo il discorso più o meno dal punto al quale ero arrivato.
«E se invece si volesse proprio cercare un editore interessato?»
La prerogativa essenziale di chi cerca un editore e non è:

- già famoso per conto suo
- già ricco per altri motivi
- il congiunto di un editor, di un direttore editoriale o di un importante azionista della holding della quale fa parte il gruppo editoriale.
- lavora già presso la casa editrice con un altro incarico.

è disporre di molto tempo.

Il talento è importante, ma tempo lo è ancora di più.
Le probabilità di essere pubblicati entro un anno dall'invio del proprio manoscritto - impaginato decentemente, corretto, rivisto da qualcuno anche solo parzialmente competente - sono dello stesso ordine di grandezza di quelle di vincere 1.000.000 di euro a un qualsiasi gratta-e-vinci.
Se vinceste 1.000.000 euro probabilmente potreste fondare una casa editrice.
Forse conviene...
Ma no, siamo artisti. Ostiniamoci.
Un'avvertenza. In tutto il discorsetto che seguirà non sentirete più parlare di arte o di letteratura. Piazzare un manoscritto - qualsiasi manoscritto - è un duro lavoro e un investimento di tempo e denaro.
Che il vostro manoscritto sia un capolavoro non interessa praticamente a nessuno. L'importante è che sia abbastanza leggibile da poter essere venduto e fornire un utile all'editore e, marginalmente, a voi. I capolavori nella storia della letteratura sono pattuglia, mentre i libri pubblicati sono milioni e milioni. Conviene ragionare da subito sul qui-e-ora.

La cosa migliore è cercare un'agente editoriale.
Costa, naturalmente, ma fornisce un parere sul manoscritto e un parere sulla sua vendibilità.
In Italia non sono poi tanti, anche perché sono ancora poche le case editrici che affidano loro lo scouting dei nuovi autori, ma esistono. Vi basterà comporre «agenzie letterarie» nell'occhiello di qualsiasi motore di ricerca ed eccovi serviti.
Dopodiché potete telefonare, scrivere, combinare un incontro, richiedere un preventivo eccetera. Il vostro manoscritto verrà letto e valutato per una cifra da concordare.
«I nomi, vogliamo i nomi!»
Agenzia letteraria Agnese Incisa a Torino (che è l'agente di un mio buon amico nonché scrittore folle e originale: Mario Giorgi) e Grandi e Associati a Milano che ha già trovato autori, tra gli altri, per Mondadori e Marsilio.
Delle altre non so nulla quindi nulla dirò. Anzi mi scuso per la mia ignoranza.
Non avete intenzione di spendere un quattrino e non avete tempo da perdere?
Male. Ma siete proprio sicuri di voler entrare nel mondo dell'editoria?
Per diventare avvocati si spendono migliaia e migliaia di euro e si passano anni in un'istituzione alienante come l'università senza un lamento e per diventare scrittori al massimo il costo di due francobolli?
Tenete presente che un buon agente editoriale conosce la maggior parte della produzione editoriale e sarà probabilmente in grado di rivolgersi a un editore interessato al vostro tipo di opera: thriller in ambiente militare, biografia immaginaria di un addetto alle lampadine per lampioni, delirio erotico in ambiente circense o confessione di un broker pentito.
Volete proprio fare da soli?
Soltanto alcune brevi norme prima di cominciare.
Buona norma informarsi della produzione dell'editore.
Norma ancora migliore valutare con attenzione che cosa «tira».
Se come il sottoscritto avete scritto un romanzo di fantascienza, tanto per dire, potete anche tenervi il manoscritto nel cassetto o, al massimo, partecipare al premio Urania. La fantascienza non tira per nulla.
Tira il fantasy, invece.
Tira il finto diario adolescenziale e post-adolescenziale. Se costellato di accoppiamenti, è anche meglio.
Tira il thriller sia in versione provincia-profonda-e-feroce che in versione tekno-lugubre.
Tira la storia di famiglia con qualche membro della stessa malato o malatissimo, paranoico, skizzo, strafatto o maniaco.
Tira molto anche l'autore o l'autrice di origine mediorientale emigrato negli States e che racconta quanto stava male là e quanto sta bene lì.
Ma difficilmente può essere il vostro caso.
Altra buona norma annunciare per telefono l'invio del manoscritto.
Tranquilli, nervi a posto.
Il numero di telefono dell'editore è sulla guida.
Fare come se si stesse combinando un appuntamento con un'agenzia immobiliare o con la segretaria del vostro medico.
Vi dirà che c'è molto da aspettare. Lo sapete già. Che l'editor ha una stanza piena di manoscritti. Anche questo lo sapete già.
Dire che non si ha fretta. Dopodiché mettersi in letargo per sei mesi - un anno e poi provare a richiamare. Ovvio che conviene avere più copie del manoscritto e rivolgersi contemporaneamente a diversi editori con una produzione o una collana affini al vostro lavoro.
La cosa comincia ad apparire davvero lunga e costosa.
«E se non mi rispondono? E se non riconoscono il mio genio? Esistono scorciatoie poco meno dispendiose e faticose?»
Esistono i premi.
Ed esistono le scuole di scrittura creativa.
Ne parleremo nei prossimi post.
Sempre che non mi venga in mente altro sul tema manoscritti agli editori.
Cosa più che probabile.