9.3.08

Giovani per sempre invecchiano presto


A parlare troppo di lavoro...
Ma mi hanno provocato.
Mi ha provocato un articolo di Javier Marías, ottimo scrittore, pubblicato qualche giorno fa su «la Repubblica».
Marías, parlando con il suo libraio - AntonioMéndez - ha scoperto che per un libraio un libro uscito da un mese e mezzo è «vecchio». Non solo, Marías sottolinea, nello stesso articolo, che il suo amico libraio è «spossato dall'inondazione di novità editoriali che gli arriva ogni giorno e che trasforma la sua professione in un perpetuo aprire casse, tirar fuori libri, collocarli e restituirli - più che leggerli, raccomandarli e venderli».
Ci voleva Marías, viene da dire, per poter leggere su un quotidiano nazionale che il lavoro di libraio è diventato un incubo senza senso.
Ma come, non è una ricchezza la sovrappoduzione? Non è una fortuna? Il bengodi, il paradiso?
NO.
È la notte nella quale tutte le vacche sono grige.
Il Ragnarök dei buoni libri, annegati dentro una produzione alluvionale, idiota e proterva.
Marías fa notare che per scrivere un libro ci vuole tempo e fatica. Che un buon libro prevede una gestazione complessa e una nascita delicata.
«E dopo un mese e mezzo un libro costato un anno di lavoro è già vecchio?»
Già.
Ironicamente Marías osserva che gli scrittori - quelli veri - non lavorano in modo diverso dai loro colleghi di tre o quattro secoli fa mentre i media sono diventati rrrrrapidi, tanto rrrrrapidi da essere divenuti praticamente inafferrabili.
A reggere i ritmi dell'industria dei media possono essere soltanto i libri seriali, i cloni dei cloni, le imitazioni, le novelisation, gli instant-book.
Le rimasticature.
I mosaici ottenuti da altri libri.
Le riproposte di libri che hanno funzionato un tempo.
Vista sotto questa angolatura la distribuzione per mezzo delle librerie non ha più molto senso. Esattamente come non ha più senso il cinema che non si è fatto multisala o multiplex.
La fine delle librerie è probabilmente inevitabile ma è difficile dire chi la pianterà prima, se i librai o questo modello di sviluppo.
Ma forse anche l'articolo di Marìas è uno dei tanti piccoli sintomi. Forse uno dei tanti scricchiolii.

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