27.2.09

Di nuovo sul maligno gioco delle menzogne


Si va alla deriva.
Tra squadristi neri-verdi benedetti dal prefetto, balzelli pretesi dagli immigrati regolari e tisi & compagnia nascosti ai medici dagli immigrati irregolari. Nuove borboniche leggi sullo sciopero nei trasporti elaborate da Sgaramella-Sacconi mentre l'atletico e aitante ministro Brunetta si vanta di far andare a lavorare anche i malati, i disperati e i febbricitanti. Una legge sul testamento biologico che sarebbe considerata un po' esagerata anche da Dracone in persona mentre il PD può vantare nelle proprie file miracolati come Rutelli, in compagnia di intere legioni di capitombolati sulla strada per Damasco.
Berlusconi va all'estero a combinare cattivi affari con Sarkozy e a fare pessime figure in nome e per conto dell'Italia, ma che comunque al suo rientro in patria si preoccupa di bloccare giornalisti e magistrati per evitare future possibili e probabili grane su intercettazioni, anche se questo può significare lasciare mano libera ai potentati criminali.
La crisi morde ferocemente ma l'Italia, secondo il nostro governo, non corre rischi. La produzione industriale crolla ma non corriamo rischi, come - si diceva - garantisce il governo. Anche dovessimo andare a dormire sotto i ponti avremmo le intrepide guardie padane a vigilare sui nostri sonni.
Alla scuola, dalle elementari all'università, vengono tagliati i fondi cercando anche di convincere le vittime che il tutto si fa per il loro bene. E si tagliano i fondi anche all'esercito e alle polizie.
Tanto ci sono le guardie...
Si investono denaro e fatica su centrali nucleari di progettazione attempata e che, quando saranno terminate (2020? 2030? 20xx?), saranno un eccellente esempio di nuovissimo antiquariato industriale.
Veltroni con il suo stramaledetto ottimismo cinematografico se n'è ghiuto, insalutato ospite, lasciando dietro di sè le rovine di una maestosa costruzione non terminata e probabilmente nemmeno iniziata. Tra un mozzicone di colonna e un arco diroccato si scontrano dalemiani, parisiani, rutelliani, bindiani, lettiani e pantegane. Chi vince non importa, l'importante è azzuffarsi...
E in questo splendido panorama qualcuno a Udine decide di aprire un'inchiesta sulla morte di Eluana Englaro, mosso da una denuncia di appassionati sostenitori della vita. Vengono accusati di omicidio il padre di Eluana e gli altri membri dell'equipe medica.
Il Cardinale Javier Lozano Barragan dichiara: «Esiste un comandamento e se qualcuno lo infrange allora e' un assassino».
Ben detto, perbacco.
Questa sì è chiarezza di idee. Perché preoccuparsi di sentenze, giudizi, dubbi, sofferenze ecc.? Basta dire che tizia è viva perché questo sia ipso facto vero.
In fondo Berlusconi non si era offerto di copulare con la povera Eluana per dimostrare che lei stava tanto bene da poter fornicare? Poi, certo, Carla Bruni è meglio, ma una generosa botta da uno che tutte le notti può vegliare tre ore per darci non si nega a nessuno.
Ecco.
La cosa impressionante, anche più del gioco infinito delle menzogne - delle quali è comunque figlia questa geniale trovata della denuncia a carico di Beppe Englaro - è la quantità di spazio e tempo che si deve perdere per discutere, commentare, giudicare, deprecare e disprezzare. Che il demente, con il sue cervellicchio ultramaschilista da padroncino anni '50 che è andato a vedere lo strip-tease e si rende inviso alle ballerine con le sue lepidezze da postribolo, tenga tanto spazio sui giornali e nella nostra testa è sorprendente quanto grave. D'altro canto la volgarità del demente si sposa perfettamente da un lato con il maschilismo residuale e inconfessabile dei maschi di provincia ultracinquantenni che sparano volgarità sulle donne masticando noccioline al bar, che con il neomaschilismo ruspante di agenti immobiliari e funzionari di banca riuniti all'happy hour, abituati a pesare e valutare una donna come un'automobile.
Il demente è perfettamente intonato a questo paese.
Come un possidente di provincia sa dare garanzie alle donne, che lo votano felicemente mentre dà di gomito ai loro maschi e ai loro pensieri impresentabili. E il gioco della menzogna si rivela in fondo ciò che è davvero: il sogno ipocrita di una morale e di un'etica che non possediamo, alla quale per mancanza di cultura e formazione non possiamo giungere.
Siamo cattolici - quindi ipocriti, ovvi e perbenisti - perché essere altro è troppo faticoso e costoso.





18.2.09

Fata Morgana, il ritorno


Fata Morgana è un progetto collettivo che esiste da qualcosa come quattordici anni.
I primi due numeri, FM 1 e FM 2 sono nati autonomamente, ovvero senza concorso per la partecipazione all'antologia. FM 1 è una raccolta scelta di interventi e contributi tratti dal seminario autogestito «Il Koro» tenuto per un paio d'anni. Il sottotitolo è «Antologia essenziale di narrativa mimetica (e non)» e raccoglie alcuni racconti «seri», più parodie e soggetti a tema anche sorprendenti o curiosi come «storie con birra», nati come proposta di tipo didattico nell'ambito del seminario.
Nonostante il tempo passato sono ancora molto affezionato a questa vecchia antologia, nata in un momento di entusiasmo, quasi una promessa a una narrativa diversa, più vivace e partecipata. Nick Matassa, la piccolina, Sua Maestà Levomiro Artasio Veniero Ansante IV dei Crociferi, Alessandro «Mannaia» Trombosi e tutti gli altri non mi hanno mai, letteralmente, lasciato. Calchi e parodie più o meno riuscite raccontano frammenti di storie distorte e pasticciate dove è facile e probabile vedere i fili della presenza dell'autore, esattamente ciò che sforzavamo di nascondere nelle nostre scritture «serie».
Ciò che [forse] è accaduto nelle edizioni successive. Partendo da FM 2 «Giochi di carta» dove a partecipare fummo nove + 3 pseudonimi fino a questo FM 12, con 17 autori dei quali due stranieri, una polacca e un cinese.
È importante, questo FM 12.
Non solo perché è l'ultimo nato della famiglia ma perché come tutti i precedenti è unico ma anche, a differenza di questi, l'ultimo.
Dopo 12 anni di concorsi siamo stufi e stanchi.
Le ultime edizioni del concorso hanno visto un numero di partecipanti tendenzialmente simili - 70-80 racconti - ma con una caduta sempre più evidente nella qualità dei manoscritti. Non tanto nei brani migliori, quelli tra i quali finiamo per scegliere i brani premiati, quanto nella fascia media, ovvero nel gruppo dei racconti che non sono né i migliori né i peggiori. Tra questi racconti «medi» è cresciuta gradualmente una terribile, penosa ansia di raccontare se stessi, i propri problemi e sofferenze ignorando bellamente il mondo che non viene né descritto né narrato.
Non siamo Lukacsiani, noialtri, ma avere l'occasione di conoscere e riflettere su qualcosa di diverso da storie d'amore fallite, dolori indimenticati, lutti e sofferenze familiari o, per contrasto, gioie d'amore, amicizie felici e scherzi più o meno riusciti è stato uno dei motivi per i quali abbiamo lanciato il concorso. Leggere decine di racconti che, in modo più o meno riuscito, raccontano le gioie e i dolori di un piccolo cuore borghese - le piccole cose di pessimo gusto - non era lo scopo del concorso. E il fatto che centinaia di autori non si rendano conto di quanto si ripetono, si imitano, si raccontano e ri-raccontano testimonia di un'assenza narrativa sempre più evidente. I tentativi di imitare «gli autori» (ma chi sono gli «autori» in questo terzo millennio partito tanto male?) si è fatta più flebile, sporadica e si limita, in ultima analisi, a un tentativo più o meno ingegnoso di giocare con le parole per ripetere ciò che già sappiamo: lei o lui si sono lasciati (o non incontrati o persi di vista o odiati o dimenticati) per futili motivi. E lui e lei - e questo è l'aspetto più allarmante - non hanno alcun elemento per essere distinti nella folla di personaggi che man mano si sommano e si aggiungono nelle nostre menti.
D'altro canto provando a sollevare lo sguardo e guardando ai titoli di maggiore successo cosa troviamo se non storie minime? Cronache di fallimenti esistenziali tratteggiati a deboli colori in universi familiari banali come in una sitcom seriale?
E non fatevi ingannare dal successo apparente del noir. Si tratta di personaggi e vicende volte al negativo ma che non si distaccano dal vuoto di ispirazione e visioni che domina la narrativa contemporanea.
Siamo diventati incapaci di immaginare una realtà diversa, meno squallidamente familiare, dove incontri e passioni si accendono di luci impreviste e imprevedibili? Le parole raschiano sul foglio e intimamente finiamo per gioire per una serie di vocaboli scelti accuratamente anche se, in definitiva, non aggiungono nulla a ciò che sappiamo del mondo.
Ci accontentiamo di riconoscere ciò che già conosciamo e temiamo l'ignoto, parrebbe.
Più o meno ciò che che ci accade tutti i giorni. Verso il mondo in tutte le sue manifestazioni, temendo tutto ciò che non ha l'odore pantofolaio delle nostre cucine.
Che questo sia un paese vecchio e decotto l'ha detto Alexander Stille...

Il fatto che l’Italia non solo accetti Berlusconi e le sue sciocchezze, ma le condivida pure, è un sintomo di un paese in profonda crisi con una travagliata economia stagnante. Un paese paralizzato e profondamente frustrato, nelle mani di pochi gruppi di interesse, e in una situazione per cui non e’ né in grado né disposto a cambiare qualcosa. Un paese dove la popolazione e’ fondamentalmente disgustata dalla classe politica e per questo vota un uomo che per lo meno non nasconde di voler fare innanzitutto i propri interessi.

Possibile che mi sbagli, ma è difficile non accostare il vuoto di tanta narrativa al disperato vuoto che ci circonda.
Fata Morgana finisce per essere danneggiata - una vittima collaterale - di una situazione disperata ma non seria. Non morirà per questo, certo, cercheremo di proporre qualcosa di diverso. Un'antologia a tema, certo, ma proposta soltanto agli autori già noti e pubblicati.
Ma senza concorso.





11.2.09

Il maligno gioco delle menzogne


Eluana se n'è, come desiderava, andata.
Mentre il senato della repubblica (minuscolo, volutamente) e il suo padrone si sforzavano di approvare una legge che l'avrebbe fermata. «Eluana potrebbe anche avere un figlio» biascicava il demente senza preoccuparsi di constatare qual era davvero la condizione della povera Eluana, cadavere ormai da diciassette anni. Dopo la satiriasi perpetua il demente esibisce ora anche una certa tendenza alla necrofilia...
In molti hanno preso per buona la posizione del demente, tanto da accusare (risibilmente) il padre della defunta di cospirare, in combutta con i medici, per perpetrare l'omicidio di una morta. Morta, giova ricordarlo, perché nessun essere umano con una quota del cervello ormai in necrosi da tre lustri e passa può decentemente definirsi "vivo".
Dimenticato dalla morte, certo.
Spezzato, secco come un albero colpito da un fulmine.
Ma il soggetto, mantenuto artificiosamente in condizione di animazione pre-mortuale, ha finito con il calamitare le attenzioni della chiesa, ben decisa ad affermare il suo diritto/dovere di intervenire nella vita di noi tutti fissando il termine della vita. Dopo aver rabbiosamente sostenuto il divieto di morire anche per i già morti da tempo, herr ratzinger & co. (tutti i minuscoli sono voluti), dopo aver reso impossibile (in Italia) l'inseminazione per gli sterili, si prepara con ogni evidenza a colpire la legge sull'aborto.
Dopodiché sarà la volta del divorzio.
Poi verrà la nuova ora di religione.
La preghiera sul posto di lavoro.
La benedizione delle baionette.
A colpire più di tutto, tuttavia, la capacità inesauribile di giornali e TV di proprietà o dominati dal demente di sparare assurdità senza senso. Pure menzogne, qualche volta vissute e propinate come tali, qualche volta ripetute "senza colpa". Si è creata così una semiosfera di ipertrofiche balle dove Eluana semplicemente dormiva come una seconda Biancaneve in attesa di un bacio che l'avrebbe risvegliata.
O, nel caso del demente, di una bottarella.
Qualcuno se l'è bevute perché resistere alla morte è un po' il mestiere di noi esseri umani. Ma bevute tanto profondamente da giungere a insultare il padre di Eluana, il presidente della repubblica e tutti coloro che pensavano che un morto meritasse - finalmente - il riposo.
Ricorda un po', abbiate pazienza, la campagna antisemita venuta dopo le leggi del '38. I mezzi di stampa (e propaganda) dell'epoca sparavano senza problemi balle terrificanti sui giudei, sulla loro capacità di complottare a danno di noi poveri cattolici, di bidonarci, derubarci, fregarci.
Il Duce approvava o quantomeno non riteneva opportuno intervenire mentre i suoi sottopancia si affannavano a inventare, riportare, aumentare ancora la dose. Il popolo "beveva" come tutti i popoli del mondo quando hanno occasione di decodificare la realtà soltanto attraverso mezzi di stampa addomesticati.
È vero, non siamo ancora (del tutto) a queste condizioni, ma io mi preoccupo non poco per questa Italia dominata da un demente in piena crisi pre-alzheimer, seguito e affiancato da una corte di criminali più o meno consci di esserlo e in combutta con l'ex-maximo dirigente della nuova inquisizione (la congregazione per la dottrina della fede questo è) e i suoi santi signori della terrore e della pedofilia. La menzogna che si afferma, si ripete, gioca con la realtà ne è un simbolo terrificante. Un preannuncio di un possibile nuovo regime, basato sulle solite, vecchie, regole.
Santificato, questo è tristemente interessante, da non pochi preziosi idioti del PD che si preparavano a votare a favore della legge proposta dal demente.
Conviene rifletterci.



5.2.09

Limatura di ferro, schegge di diamanti


Ha sollevato quanto meno una certa attenzione, il post precedente.
Tanto che, piuttosto che rispondere alle singole osservazione, preferisco inserire una risposta in forma di ulteriore post.
Prendo spunto dall'intervento di Piotr, che, maliziosamente, sottolinea il sentore di narcisismo che proviene molta della produzione editoriale contemporanea. Il libro di Cassano, dove "l'autore" confessa, come Don Giovanni, di aver amato centinaio di donne, è un efficacissimo esempio. Il libro che viene dall'autore già famoso per altri motivi - il calciatore, certo ma anche il tennista o il bombarolo e la vittima del bombarolo, la puttana di lusso e la puttana di lusso convertita - è un cavallo perfetto per l'editore di rilievo. Produce utili grazie al voyeurismo del pubblico di bocca buona e si impone automaticamente nei luoghi deputati alla vendita. Che non sono, come si può immaginare, le librerie. I librai "seri", infatti, sono ben coscienti del senso e del significato di simili uscite, senza valore culturale né un'orizzonte di durata che superi i 30-60 gg e se non ha un pubblico adatto a questo genere di volumi (non necessariamente un pubblico di beté, basti pensare alla libreria di una città di mare) si tiene basso sulla prenotazione della novità. O, in alcuni casi, trascura semplicemente il volume. Il libro troverà comunque abbondantemente posto nei supermercati e nelle grandi librerie di catena.
Questa "personalizzazione" esagerata del libro, famoso come riflesso della fama dell'autore, è una formula, un meccanismo che gli editori vorrebbero utilizzare spesso, tanto più in un momento come questo, cioé quando i lettori non comprano. A muovere l'interesse verso una nuova uscita, infatti, è la curiosità verso un tema, un luogo, una situazione. Ma se il lettore risulta distratto e poco sensibile non resta che fare appello alla sorella idiota e maligna della curiosità, la schadenfreude, cioé la gioia per i danni e i problemi altrui. Da qui l'interesse per i problemi di fuggiti da gruppi chiusi, oppressivi e fortemente esclusivi (Opus Dei, Scientiology ecc.) o per gli oppressi da pedofili, violenti, drogati, sadomaso, satanisti ecc. La "vittima" divenuta protagonista entra nell'insieme del progetto mediatico, compare alla TV, su internet, sui giornali. Il progetto mediatico prende a quel punto il suo spessore, tanto da diventare un "fenomeno" e il libro diventa un elemento intercambiabile e sostituibile di un complesso di elementi di pseudoinformazione. Tanto è vero che non è neppure necessario che l'elemento centrale della vicenda sia reale, l'importante è che sia verosimile.
In tutto ciò il posto e il ruolo del libro fatalmente impallidisce e svanisce e con essi si vanifica anche il senso e la presenza del libraio.
Questa giostra dei "nomi del momento" è esattamente ciò che Piotr sottolineava con la frase: «un po' di colpa ce l'ha anche la nazione stessa, se va a comprare un libro solo dopo un can-can pubblicitario su radio e tv, e solo per non sentirsi perduta quando altri ne parlano.»
La personalizzazione del libro anche in settori molti lontani dal libro biografico è ciò su cui gli editori - i grandi editori - puntano. Il libro di Vespa, di Manfredi ma anche quello di Giordano o di - non così assurdamente - Saviano, divengono strumenti di una campagna personalizzante dove il gradimento (o meglio, l'onnipresenza) del personaggio finisce per prevalere sul valore e il significato del libro. E il meccanismo ha un elemento ulteriore di sicurezza dal momento che il personaggio-scrittore può essere "venduto" più volte, simbolicamente in occasione dell'uscita del nuovo libro.
La fuga della limatura di ferro, in sostanza, minaccia quindi di non essere soltanto una caccia alle teste ma un modo per profilare una scuderia di autori "vendibili". Sia per la gradibilità della loro produzione che per la loro capacità di presentarsi a un pubblico televisivo e non solo. Basti pensare ad autori come Mazzantini, Genna o Pinketts... Mondadorone nostro ha capito prima e meglio di tanti altri editori la necessità della costruzione della pseudo-personalità dell'autore. E si muove di conseguenza. Qualcuno, come Rizzoli, procede di conserva ma la stragrande maggioranza degli editori non ha ancora capito che i libri di grande successo non sono più tali ma viaggiano su molti binari.
E i librai?
Penosamente, verrebbe da dire, si sforzano di vendere libri scritti, come dice Wilbur Smith ,«da autori con il nome scritto più piccolo del titolo». A un pubblico disperso e confuso di lettori possiamo offrire soltanto libri e non una ricca, grandiosa e squallida avventura. Di questi tempi un peccato imperdonabile.