8.5.10

A piccoli passi

L'altro giorno - più o meno - parlando con Davide Mana ci è capitato di chiederci perché e come mai è possibile che esistano individui che mettendo su una «scuola di scrittura creativa» riescano a sbarcare il lunario. Che esista un tale numero di appassionati (o di polli) ben felici di foraggiare qualcuno con il compito ben preciso di valutare e nel caso massacrare i loro elaborati di narrativa italiana, come nemmeno a scuola.
Ognuno di noi aveva la propria esperienza - personale o amicale - di scuole e scuolette varie di scrittura creativa animate da docenti o relatori narrativamente oscuri, non proprio famosissimi e non esattamente di chiarissima fama. In non pochi casi emeriti Carneadi. Nulla di (troppo) male in questo, per carità, ma ci risultava francamente difficile credere che chi non abbia anni e anni di esperienza e un rapporto maturo con lo scrivere e la scrittura sia davvero in grado di «insegnare» a chi non ha esperienza e abitudine alla scrittura.
Si ragionava che, anche ammesso sia possibile «insegnare» a scrivere narrativa e questo non sia un semplice assurdo, è probabilmente possibile provare a inquadrare un po' meglio l'attività dello scrivere, passare qualche suggerimento sul come procedere, fornire qualche strumento scavando nell'enorme, rutilante e interminabile ricchezza della lingua, ma nulla, per carità, sull'espressione e sul modo e il motivo dell'esprimersi.
Non confermare la convinzione corrente che esista davvero una formula narrativa alla quale attenersi per essere pubblicati e diventare così inutili e vacui narcisi.
Non suscitare speranze e illusioni nei millanta visionari che si immaginano autori di un thriller al sangue o i numerosissimi ingenui sicuri di aver scritto il romanzo italiano del XXI secolo...
No, questo ci pareva un'attività sottilmente truffaldina, un modo poco rispettabile di mettere insieme il pranzo con la cena.
D'altro canto... esistono realmente migliaia e migliaia di persone, di ogni età e formazione sociale e intellettuale, che vorrebbero scrivere per essere letti, anche senza puntare a diventare lo Stephen King o il Clive Cussler de noantri. Come esistono insegnanti non truffaldini che si sforzano di condividere - senza imporle - le proprie conoscenze sulla lingua e sull'espressione.
Un'esperienza che non ci dispiacerebbe affatto condurre in prima persona.
Che fare? come disse un secolo fa un tipo poco raccomandabile.
Beh, abbiamo girato per un po' intorno all'idea - forse peregrina o forse no - di arrivare a creare una sorta di seminario sulla scrittura «automodulabile e a geometria variabile» utilizzando i locali della CS, come insegnanti i sottoscritti più un po' di amici della rivista LN e inventando qualche occasione di incontro con scrittori nostri amici di vecchia data come Arona, Bajani, Defilippi, Lanza, Catani, Masali e altri. Ci stiamo ancora girando intorno, detto per inciso, annusandola, misurandola, valutandola, pesandola e considerandola.
Sarebbe accettabile farla pagare «al costo», ovvero facendo discendere il prezzo dai costi delle iniziative e delle strutture e non, piuttosto, dalla necessità di far cassa.
Sarebbe interessante se non proponesse un diploma o qualcosa del genere al termine del lavoro ma un lavoro comune, uno o più romanzi a più mani, come uno steampunk ambientato a Torino, per dire.
Sarebbe...
Mah, non abbiamo deciso nulla.
Ma l'idea ci segue e ci tormenta.
Non dico che ci svegliamo di notte con gli occhi sbarrati ma al mattino sbarbandosi capita di pensarci.
Intanto, tanto per testimoniare che in fondo in fondo facciamo sul serio, comincerò pubblicando a puntate su questo blog il «manuale di scrittura creativa» a suo tempo stampato dal Koro, - il seminario autogestito di scrittura che ha operato tra il 1993 e il 1995 - l'ormai storico (per noi, ovviamente) Scrivere in Koro.
Possibile che non ve ne facciate nulla o giù di lì. Ma è divertente e può darsi che qualcuno ne tragga un minimo beneficio. Magari evitando di prendere sul serio i nostri suggerimenti.
Per il momento è tutto.
Ma, come dice sorridendo il villain della situazione, ne riparleremo.



4 commenti:

Davide Mana ha detto...

Ma guarda! Proprio oggi mi è capitato di mettere mano su un bel romanzo - ma proprio un bel romanzo! - scritto da una ragazza americana uscita da un laboratorio di scrittura indipendente del Colorado settentrionale.
E mi sono detto - ecco cosa bisognerebbe fare!
Non tanto una scuola - con tutto ciò che comporta, a partire dal presupposto che esista una verità da trasmettere, una specie di pacchetto di informazioni standard e quelle sono, e basta - quanto un laboratorio, nel quale verità personali ed alternative possano venire messe a confronto, discusse, elaborate.

Coinvolgendoci i vecchi amici, e persone volenterose ed amanti dell'avventura...

Ci lavorerò su questa settimana, nella solitudine della mia celletta ad Urbino.
E poi ti farò sapere.
Ma qualcosa potrebbe muoversi - e forse nella direzione giusta.

Forse non abbiamo nulla da insegnare.
Ma abbiamo un sacco da raccontare!

(e metterò giù anche quel dannato steampunk sabaudo! Fosse l'ultima cosa che scrivo!)

Andrea Bonazzi ha detto...

A guardarsi in giro, prima ci vorrebbero i corsi per insegnare a leggere...

Davide Mana ha detto...

Andrea, che tu ci creda o meno, sto lavorando anche su quello.
Ma credi sia facile trovare una casa per certi progetti?
Ah!

Massimo Citi ha detto...

Leggere è il principio di tutto.
A rigore non ci sarebbe bisogno né di seminari né tantomento di scuole se si leggesse con sufficiente attenzione. E questo, ovviamente, vale anche per il sottoscritto. Scrivere implica e obbliga alla lettura, nulla di più. Penso sinceramente che qualunque cosa riusciremo a mettere in piedi avrà come primo requisito proprio la lettura e fornirà a chi partecipa il desiderio di farlo, anche prima di provare ad allineare righe proprie. Il bello di organizzare incontri e seminari sta anche nella possibilità di moltiplicare l'energia e la voglia di leggere.