14.7.13

Nove inframondi, più o meno


Mi hanno fatto notare che ho esagerato, con l'ultimo post
Che ho sparacchiato in giro come un ubriaco strabico...
Mi hanno chiesto se stavo aspettando le mestruazioni,
che non l'ho capito che son tutti via? 
Con chi diavolo ce l'avevo, in sostanza?
Rispostina, prima di parlare di cose serie come la sf e la musica. Non ce l'ho con nessuno, ovviamente. Soltanto mi sembra davvero un delitto disporre di uno strumento di comunicazione avanzato e raffinato come un blog e non utilizzarlo per comunicare, per far girare idee e creare discussioni - non sterili polemiche. Che non esistono soltanto i mi piace, le fotine, le battutine e le scemenze lisce e gassate.
Ciò detto me ne ritorno tra i soldatini, in fondo all'armadio. 
...

A quanto pare quando Urania mesi or sono promise di non lasciare indietro gli Year's Best, dove aveva saltato i numeri 14 e 15 per pubblicare direttamente il numero 16, non aveva mentito per la gola come qualcuno - tra i quali anch'io - sospettava apertamente stesse facendo. Nel numero 1595, giugno 2013, sono usciti i primi nove racconti della collezione originariamente pubblicata nel 2009. 
Nove racconti firmati tra gli altri da autori come Neil Gaiman, Paolo Bagicalupi, Ted Chiang e Cory Doctorow. Tradotti da Flora Staglianò e con la prefazione originale di David G. Hartwell e Kathryn Cramer. 
Piccola nota a margine, l'introduzione dei due curatori mette in rilievo che:

...Sarà interessante vedere quali soluzioni creative inventeranno gli imprenditori sul Web per generare profitti negli anni a venire. Molto di ciò che è apparso su internet nell'ultimo decennio dipende dal tempo libero di gente che lavora [...] e dai soldi che forse ha scelto di sottrarre per questo alle spese extra. Parte di questo tempo libero e di denaro è svanito, insieme a miliardi di miliardi di dollari delle economie nazionali dei paesi sviluppati. 

E questo è stato scritto all'inizio del 2009...

Ma andiamo avanti, ai racconti.
Ottimo, per molti motivi, anche strettamente personali e familiari, il primo dei racconti Arkfall, di Carolyn Ives Gilman. Una novella sulle cinquanta pagine che rappresenta in maniera eccellente la vita in una colonia umana su un pianeta dove l'oceano si trova sotto qualche chilometro di ghiaccio, sul modello di Titano, Europa o Dione qui, nel nostro sistema. Ottimo il personaggio di Osaji, sorella nubile sulla quale ricade interamente il peso della madre disabile e con la memoria in inesorabile peggioramento, e quello di Jack, ex-soldato, ex-tossicomane, soggetto ad accessi di rabbia ed intolleranza. Un racconto che a mio personalissimo parere merita da solo i 4,90 € del libro.
Buono, anche se non eccelso, il racconto di Neil Gaiman, Arancione. Otto pagine per raccontare la storia di una singolare possessione aliena. Ottima l'idea di base di Memocane, di Kathleen Ann Goonan, sublimi taluni passaggi ma si avverte da metà in avanti una difficoltà a concentrare in un unico racconto alcuni temi paurosamente vasti ed esosi come la descrizione di una rabbiosa e disperata resistenza civile, di un ricordo doloroso senza alcuna possibilità di rimozione, della testarda fedeltà umana/canina, di un amore perduto, eccetera. Non male, ma non escluderei che l'autrice riprenda il racconto per farne un romanzo. 
La pompa sei di Paolo Bacigalupi è un racconto prepotente, visionario, grandioso. Sinceramente debbo ammettere di esserne rimasto colpito e di aver, tra l'altro, pensato, che se qualcuno scrive racconti come questo la sf è ben lontano dal morire. Per accennare al tema, mi limito a chiedervi: «che cosa ne sarebbe della nostra preziosa e raffinata civiltà se gradualmente dimenticassimo le basi della nostra tecnologia?»
Boojum di Elizabeth Bear e Sarah Monette è una discreta storia di navi e di pirati, una volontaria parodia della sf avventurosa anni '30 con un finale piuttosto sorprendente. Espirazione di Ted Chiang è uno dei "tipici" racconti dell'autore sinoamericano, ovvero un piccolo capolavoro. Una popolazione remota e non umana, di origine artificiale, si interroga sul proprio destino e tenta di ricostruire un'immagine ragionevole del proprio universo mentre è condannata a una lenta morte. Da un singolo racconto di poche pagine è possibile giungere a una visione complessiva dell'universo e del nostro destino? Sì, è possibile.
Traditrice di Mary Rickert è una storia di bambini e terrorismo. Non è male, ma ha un andamento e una morale largamente prevedibili. Quello che mi rende debole... di Cory Doctorow è un racconto supercomplesso, geniale e sostanzialmente noioso. Se non siete statunitensi, con due o tre lauree e qualche grosso problema irrisolto con la sistemazione professionale è difficile che vi appassioni. Tanto più che il protagonista ha l'appeal e il fascino e l'eloquio di un androide mal prorammato. 
L'ultimo racconto, Viaggio su Oblivion di Vandana Singh non l'ho letto. Mi dispiace, ma non appena incontro un racconto di autore indiano che cita i testi sacri della religione e della letteratura classica - in questo caso il Ramayana - un impulso più potente di me mi obbliga a chiudere il libro e chiedermi: «ma gli indiani riescono a scrivere qualcosa di davvero nuovo
Finito. Mi dispiace per i racconti dei quali non ho potuto parlare bene, soprattutto per quello di Doctorow, autore che in altre occasioni ha apprezzato, ma il parere del lettore è, da un certo punto di vista, insindacabile. Non è una consolazione per nessuno,  me ne rendo conto, ma posso vantare un certo numero di persone che hanno pubblicamente dichiarato di non apprezzare quel tal mio racconto (non sempre lo stesso, ovviamente) e non ho mai sfidato a duello nessuno. 
...
Per concludere, un brano musicale dei Gong, in qualche modo in linea con la lettura: 

 
 

 

 
 

2 commenti:

S_3ves ha detto...

Ciao. Ho appena finito Pompa 6. Grande. Soprattutto per due motivi, uno "umano": certe persone (come Travis) semplicemente non sanno arrendersi; non sono eroi, figuriamoci, ma testardi e abituati a fare caso alle cose, alle persone. L'altro motivo, è "italiano". Il mondo di Pompa 6 è un'italia alla quarta potenza (il perché sarà chiarissimo a qualunque italiano dotato di un minimo di senso critico, provare per credere).

Massimo Citi ha detto...

@S_3ves: grazie per il commento. Sono assolutamente d'accordo, anche sull'involontaria "italianità" del racconto. Non ci avevo pensato, ma l'incapacità di amministrare il presente e di ricostruire il passato sono tragicamente italiani...