29.9.13

Senza ragione


Il Banco del Mutuo Soccorso, divenuto dalla fine degli anni '70 semplicemente «il Banco» è stato uno dei miei favoriti sin dai tempi dell'album «Darwin» (1972). Dopo la fine degli anni '80 ho purtroppo perduto le sue tracce, ma tuttora ascolto ogni tanto i loro brani, con una leggera preferenza per quello che presento qui.
La voce tenorile e appassionata - ma anche l'immagine da nano brontolone - di Francesco Di Giacomo sono stati, insieme alle tastiere dei fratelli Nocenzi, un elemento nettamente distintivo del gruppo e che continuo ad apprezzare anche adesso. Certo, è evidente nella musica del Banco l'influsso del classico ottocentesco, anche di quello che meno mi piace e mi interessa, ma a temperarlo e talvolta a renderlo straordinario è la compresenza di fraseggi e toni di evidente origine jazz. Se vi capita, non perdetevi l'occasione di ascoltarli. 


 
 

2 commenti:

Obsidian M ha detto...

Credo siamo in tanti ad aver perduto le tracce degli autori di "Moby Dick". Probabilmente, così come è stato per la "Premiata" e per tante altre prog-band dell'epoca, sono mancati i presupposti per continuare a raccontarsi.

Massimo Citi ha detto...

@Obsidian M: scusa per l'inescusabile ritardo nella risposta ma è un periodo allucinante - ne parlerò oggi sul blog - e non ho nemmeno il tempo per accendere il PC. Quanto a «Moby Dick» e agli altri gruppi italiani dell'epoca, se ho ben capito la tua osservazione, direi che è vero, abbiamo smesso di interrogarci, spesso accontentandoci di una musica davvero "leggera" e superficiale. È finita la musica come esperienza di rottura per un'intera generazione.