30.8.16

Letture sotto un faggio


Articolo iniziato in montagna e terminato in città [*], date le difficoltà di connessione che continuano a perseguitarmi in vetta. Che poi sarebbero 1237 m.s.l.m., non l'Himalaya.

Vabbè.

Ci eravamo lasciati con la promessa di confrontare, in senso puramente formale, l'ultimo pubblicato in Urania degli Year's Best SF del 2010, il numero 15, curato da David Hartwell e Kathryn Cramer, uscito in due Urania successivi, il numero 1625 e 1626, e la prima parte degli Year's Best SF 31 curato da Gardner Dozois, uscito nel 2014, pubblicato in Urania Millemondi. La prima parte, dal momento che le altre due (2!) usciranno tra quest'anno e il 2017.

E qui già si ha un primo ostacolo e non piccolo: come si fa a paragonare un terzo di antologia del 2014 a un'antologia completa ma uscita nel 2010? In sostanza per riuscire a farlo dovremmo arrivare più o meno ad agosto 2017, se i tempi delle stampa mondadoriane saranno puntuali e, detto onestamente, a chi fregherà mai qualcosa del nostro vecchio, caro Hartwell – tra l'altro appena passato a miglior vita – e della sua antica e implacabile concorrenza con il maestro delle antologie di sf, Gardner Dozois? 

Gardner Dozois
 

Solo al corrente del giudizio ampiamente diffuso che le antologie di quest'ultimo univano il meglio del meglio in fatto di sf, mentre quelle di Hartwell e Cramer dovevano accontentarsi dei resti, ma in fondo ho trascorso con i due – David e Kathryn – diversi anni di divertimento e non sono tenuto, in quanto lettore, a prendere necessariamente per vera e indiscutibile la vulgata comune.

Sì, lo so, sono un tipo noioso che perde tempo a cercare di rifare i piedi alle mosche, ma sono fatto così e se non vi piace quello che scrivo vi basta un clic per abbandonarmi.

I due Urania, 1625 e 1626, sono usciti con i titoli, ovviamente apocrifi – e leggermente comici, di Infiniti e Orizzonti Infiniti, hanno un totale di 530 pagine e allineano 24 [**] racconti. I due racconti più lunghi contano rispettivamente 44 pagine (L'isola di Peter Watts) e 56 pagine (Un'altra vita di Charles Oberndorf), per la cronaca, il primo una confuso e prolissa vicenda che tende a dimostrare come sia possibile sbagliarsi in un giudizio, anche un miliardo di anni dopo l'esplosione del nostro sole, mentre il secondo è la lunga storia di un ermafrodito di nome Amanda Sam, impiegato in centro per il recupero di militari uccisi, un buon racconto anche se con un finale in diminuendo rispetto al grado di drammaticità inizialmente proposto. 
Ma venendo a parlare della qualità dei racconti dei singoli racconti, segnalo volentieri il dolce, malinconico e sottilmente feroce Infiniti di Vandana Singh. Questa terra pacifica; ovvero, l'intollerabile visione di Harriet Beecher Stowe, di Robert Charles Wilson ha un titolo forse un po' logorroico ma la sua storia alternativa di un'America che non ha mai combattuto la Guerra di Secessione è sorprendentemente di attualità negli U.S.A. di questi tempi. Gradevole e divertente La cetra senza corde di Yoon Ha Lee, racconto con un gusto particolare che richiama alla mente Jack Vance o Cordwainer Smith. Curiosa la vicenda de Il cigno nero di Bruce Sterling, scritto originariamente in italiano per la rivista Robot, dopodiché pubblicato in inglese da Interzone e ritradotto in italiano da Urania per questa edizione. Non posso dire di essere rimasto particolarmente colpito dalla sua vicenda di sapore poliziesco, ambientata al Bar Elena in piazza Vittorio qui a Torino, ma mi è rimasta la curiosità di sapere com'era la versione originale del racconto... Dovrò ordinare il Robot, in e-book. Divertentissimo il racconto molto breve Esegesi di Nancy Kress, che esamina l'evoluzione nel tempo dell'interpretazione della famosa frase di Rhett Butler a Rossella O'Hara: «Francamente, mia cara, me ne infischio», dal 1950 fino al 2850. Humour sottilissimo, molto intelligente ed estremamente spassoso.
Inevitabilmente malinconico Erosione di Ian Creasy, un testo che merita attenzione; poco significativo, al di là delle intenzioni, Collisione di Gwyneth Jones mentre si rivela singolarmente divertente Ci ha mandati Donovan di Gene Wolfe, un buon esempio di ucronia dai risvolti sorprendenti. Vago e poco consistente L'epidemia di calcolo di Marissa K. Lingen, già detto de L'Isola di Peter Watts, a chiudere la mezza antologia Uno dei nostri bastardi è scomparso di Paul Cornell, un'incredibile vaudeville di sapore steampunk, dove a essere spassoso è la velocità apparentemente distratta della trama.


Prima di passare alla seconda parte dell'antologia (Orizzonti infiniti) proviamo a fare un salto in Tutti i mondi possibili parte I, ovvero la prima parte dell'antologia di Dozois, giusto per non annoiarsi.
Undici racconti racconti nell'antologia datata 2014 e autori decisamente noti come Lavie Tidhar, Allen M. Steele, Jan McLeod o Nancy Kress. Il palmo per il racconto più lungo lo ottiene Jay Lake con il romanzo breve La roccia delle ere, ben 84 pagine che supera di poco Mentale prezioso di Robert Reed di 81 pagine [***]. Lascio a qualcun altro il compito di dare un giudizio su La roccia delle ere, io ho lasciato il testo – non ho più molto tempo da perdere – per millanta motivi, non ultimo il procedere per disordinato accumulo di situazioni, frasi, personaggi e dialoghi e almeno in parte per la fatica di seguire una vicenda talmente americana che nasce spontanea la domanda: «ma era proprio così necessario tradurlo?». Quanto all'altro "gigante", Mentale prezioso, dirò che non è male, come dimostra il fatto che l'ho letto tutto, ma che molto probabilmente si poteva ridurre di venti o trenta pagine senza gravi danni né ai personaggi né all'intreccio. In ogni caso potabile. Procedendo in ordine dirò che merita leggere i primi quattro racconti: Il paese scoperto di Jan R.McLeod, un'ambientazione che richiama alla mente il Greg Egan di Permutation City e ripropone la stanca persistenza di personaggi e vicende ormai congelati nel tempo, Il libraio di Lavie Tidhar, è un testo prezioso ed eccellente, senza esagerazioni, protagonista l'anziano libraio Achimwene che diventa amico di una creatura decisamente strana, una giovane strigoi. Non aggiungo altro perché merita davvero la lettura e vorrei evitare spoiling anche involontari. Buono anche Percorsi di Nancy Kress e Un cumulo di immagini spezzate di Sunny Moraine, il primo la storia assolutamente credibile di una malattia nervosa dagli esiti fatali negli Stati Uniti contemporanei, il secondo, narrato in prima persona da un alieno, la storia di un'incomprensione non facile da superare tra umani e alieni sul tema della morte. 
Salto per motivi assolutamente personali all'ultimo racconto dell'antologia, Sangue marziano di Allen M. Steele, una vicenda di chiaro gusto anticoloniale, dove i popoli locali – gli aborigeni o i nativi nell'educata ipocrisia terrestre – si trovano a essere oggetti di una complessa indagine biologica. Finale da applausi a scena aperta per un racconto che rovescia in maniera radicale tutte le visioni finora esistenti dei marziani letterari. Gradevolmente shakespeariano – in senso proprio – Rosary e Goldenstar (Rosencrantz e Guildenstern, ovviamente) di Geoff Ryman, delizioso Ali Grigie di Karl Bunker, toccante Il nostro meglio di Carrie Vaughn, racconto di un impossibile Primo Contatto e, per concludere, niente male Forme Transizionali di Paul J. McAuley con le sue curiose forme di vita artificiale sfuggite ad ogni controllo umano. 
Complessivamente un buon (terzo) di antologia i cui seguiti meriterà leggere. 
E la seconda metà dell'antologia di David Hartwell e Kathryn Cramer? 
Calma, adesso ci arrivo. 


Andando in ordine di indice, il primo racconto che si incontra è La signora della Città delle Guglie Bianche di Sarah L. Edwards. Storia piana e coinvolgente di una donna ex-pilota spaziale, Evriel Pashtan, che ritorna al suo pianeta natale cercando di ricostruire la propria infanzia. Di ambientazione forse un po' troppo rustica, comunque un discreto racconto. Assolutamente impagabili i due racconti successivi, Il codice dell'autostrada di Brian Stableford e Sulla distruzione di Copenhagen da parte delle macchine da guerra del popolo del mare di Peter M.Ball, il primo l'avventura di un robot-camion che compie una scelta non facile, il secondo un racconto assolutamente surreale narrato con un curioso stile insieme modernissimo – da notare l'uso del presente nel narrare – e vetusto, a comporre una comedìe assolutamente scatenata. 
Curiosa l'idea che è alla base de La Fissazione di Alastair Reynolds, una  rivoluzione industriale dimenticata e forse in realtà mai esistita nella nostra linea temporale. Vicenda di ambientazione post-disastro quella di Nel loro giardino di Brenda Cooper, racconto di relativa efficacia, mentre colpisce a fondo Bloccato di Geoff Ryman, storia di una rottura familiare in una Terra attaccata da un ignoto nemico alieno. Poco penetrante, nonostante le pretese, L'ultimo apostolo di Michael Cassutt e, volendo dare un giudizio di massima sugli ultimi racconti, li definirei tutti molto piacevoli, a cominciare da Tempesta 43 di Stephen Baxter, compreso il racconto Il problema della consapevolezza di Mary Robinette Kowal, interessante riflessione sul tema dei cloni di persone care, non si  sa perché non inserito nell'indice.

Kathryn Cramer e David Hartwell

...
Avrei voluto parlare degli altri libri letti quest'estate ma ho largamente superato con queste tre antologie la lunghezza accettabile per un post. Giunto alla fine del compito non posso che dichiarare che è impossibile dare una preferenza netta a una delle antologie, soprattutto considerando che di quella di Dozois ne ho potuto leggere soltanto un terzo. Diciamo che alcuni racconti tratti dalla sua antologia, in particolare Sangue Marziano di Allen Steele e Il libraio di Lavie Tidhar, da soli meritavano il costo dell'antologia ma che anche nell'antologia di David Hartwell e Kathryn Cramer non mancavano i buoni racconti. Diciamo che con Gardner Dozois abbiamo una buona garanzia per il futuro. 
Arrivederci ai prossimi libri.

Ultime novità. Questo post è stato coinvolto in un misterioso (per me) progetto «Cosmolinea B-log» che, citando Arne Saknussem «al momento utilizza ancora il "vecchio" logo di Pax SF». In sostanza di tratta di una triplice recensione – di Arne Saknussem qui, di Derek Zoo qui e del sottoscritto appena sopra – allo stesso libro, ovvero a un terzo dell'antologia di Gardner Dozois n. 31, Tutti i mondi possibiliConformemente pubblico anche il logo di Pax SF e che Dio sia con noi. 

 

[*] Ho risolto il problema in questi giorni, acquistando un piccolo router che mi permette la comunicazione anche in montagna. Quindi, in realtà, l'articolo è stato scritto e finito in montagna.

[**] Inutile che controlliate gli indici, che presentano in tutto 23 racconti. Posso assicurarvi che in realtà sono 24...

[***] Su ALIA Evo 2.0 sono usciti due racconti di 65 e 75 pagine (cito a memoria). Direi, a questo punto, che gli autori incriminati sono stati addirittura parchi e che qualunque polemica sulla loro lunghezza si dimostra fatalmente irrilevante.

6 commenti:

Senzapre7ese ha detto...

Anch'io non sono convinto dalla vulgata sulla rivalità Hartwell/Dozois, ricordo ottime antologie di Hartwell che mi hanno accompagnato nell'adolescenza e che ogni tanto riprendo.
Assolutamente d'accordo sulla valutazione provvisoria di Dozois: i primi quattro racconti valgono da soli il costo del volume, gli altri mediamente buoni eccetto i due racconti lunghi.
"Il libraio", meraviglioso, fa parte di un ciclo che mi piacerebbe poter leggere in italiano.

Massimo Citi ha detto...

@Senzapre7ese: difficile stabilire su una così scarsa campionatura se sia meglio Hartwell & Cramer o Dozois. In linea di massima penso che tutti e tre abbiano dato un contributo importante, sic et simpliciter. Non capisco questa abitudine di paragonare Tizio a Caio o Pino a Beppe, tanto più nel campo della sf. Quanto a Tidhar sono assolutamente d'accordo con te *_*

Nick Parisi. ha detto...

La vulgata sulla presunta rivalità Hartwell/Dozois è decisamente esagerata, ricordo che nel corso degli anni numerosi racconti (cito tra tutti " Dolbin's Lecture" \ "La Conferenza di Dolbin" di Allen Steele) sono tranquillamente usciti su entrambe le raccolte del meglio. In alcuni casi poi ci sono stati racconti usciti su entrambe le antologie ed anche su una terza serie del meglio (quella di Jonathan Strahan). E' vero che Dozois ha sempre avuto a sua disposizione un maggiore numero di pagine rispetto a quelle del povero Hartwell e quindi poteva permettersi di operare maggiori scelte mentre il "rivale" doveva fare scelte più restrittive, così come è vero che entrambi avessero dei propri preferiti tra gli scrittori (credo che sia normale).
Un merito di Hartwell è che -quando poteva- cercava sempre di inserire racconti di provenienza anche non anglosassone mentre Dozois si limita ai paesi in lingua inglese, ma anche quello fa parte dei legittimi gusti personali dei curatori.
Ecco, se dovessi avanzare una piccola critica , anzi più una osservazione dovuta a mie personali sensazioni, mi è sembrato di notare negli ultimi anni quasi una sorta di stanchezza da parte di Hartwell e di sua moglie, quasi come se non ce la facessero più a reggere il carico del lavoro, non a caso nelle ultime due\tre annate i temi dei racconti scelti erano meno vari, ma questa-ripeto- è una mia personale sensazione.
In ogni caso sono e rimango molto affezionato alle antologie di Hartwell, mi hanno tenuto compagnia per anni e le ricorderò sempre con gratitudine.
Personalmente sarei molto curioso di provare anche quelle antologie del meglio di altri concorrenti ( negli States, praticamente ogni editore di fantascienza pubblica un suo annuale "Best of...") a cominciare proprio da quella di Strahan, però credo che i puristi non accetterebbero mai visto che spesso queste antologie mescolano Sf e fantasy.

Massimo Citi ha detto...

@Nick: ti ringrazio per il tuo intervento che arricchisce il mio post. Penso che l'apparente rivalità tra Hartwell e Dozois sia almeno in parte un'invenzione mondadoriana, nata dopo l'acquisizione di Dozois ai tipi di Segrate e che, come possiamo vedera, ha avuto una certa ricaduta in termini di denaro. Diluire un'antologia in tre parti che usciranno nell'arco di un anno è esattamente fare alla sf ciò che non si merita, ovvero considerarla e trattarla come un letteratura di serie B. D'altro canto i lettori di sf in Italia sono ormai molto vicini alla sorte di panda, molto vicini all'estinzione, anche se forse è semplicemente un problema che sta interessando tutti i lettori, sempre meno importanti nel panorama (panorama?) culturale italiano.

Nick Parisi. ha detto...

Ah...ecco! E meno male che ti avevo coinvolto anche io in PAX a proposito di quel post di Mieville......:P

Massimo Citi ha detto...

@Nick: hai dannatamente ragione. Se vuoi, comunque, si può fare. Io ho letto Mieville, anche se Silvia, alle prese con le sue letture, l'ha soltanto iniziato. Direi che la prossima settimana posso buttare giù la recensione. Risentiamoci.