Il vero problema che sarebbe necessario scrivere qualcosa che meriti leggere e, sinceramente, non mi è venuto in mente nulla o quasi che meriti riferire nel blog. Per cui parlerò a ruota libera di ciò che ho fatto ultimamente, giusto perché non si dica che sto vergognosamente trascurando il povero Fronte&Retro.
Sto leggendo, come sempre, e ho appena terminato un'antologia firmata da Michael Moorcock uscita in Urania Millemondi, I riti dell'infinito, tre romanzi a suo tempo pubblicati prima del 1970, dei quali il primo meritevole di lettura mentre gli altri due sono tutto sommato rinunciabili e ho attaccato la seconda parte dell'antologia di Gardner Dozois: ne scriverò qui quando l'avrò terminata. Ho abbandonato la lettura di Chiusi dentro di John Scalzi – purtroppo non riesco ad apprezzare un testo fatto per 98% di dialoghi – e ho terminato Uomini senza donne di Murakami Haruki, antologia minore ma tutt'altro che disprezzabile del grande autore nipponico. Sto leggendo I motori della gravità di Caleb Scharf, poderoso (non ponderoso) saggio sui buchi neri dove si dimostra la loro importanza nella nascita delle galassie e un saggio di Giovanni Semi sulla Gentrification, ovvero il misterioso motivo per il quale Torino – e un'altra dozzina di metropoli – ha un centro delizioso e periferie sempre più scalcagnate e desolate.
Ho partecipato alla seconda puntata di TuttoPoe – uno speciale dedicato a un autore che molti ritengono (a torto) di conoscere fin troppo bene –, curato da Franco Pezzini e organizzato dalla Libera Università del Fantastico, andando così a scoprire alcuni dei racconti meno noti e riscoprendo la vena teatrale, paradossale, visionaria e divertente del grande autore. Una serata davvero divertente.
Per il resto, sto tentando di riesumare un mio vecchio romanzo ma, sinceramente, sono stupefatto della quantità di lungaggini, degli interminabili dialoghi, delle parentesi rinunciabilissime, dello stile a suo tempo scelto – con tanto di narratore onnisciente – per un romanzo che all'epoca mi parve il massimo possibile e che ora mi agghiaccia a rileggerlo. In ogni caso un'ottima dimostrazione di come sia facile, anzi elementare, illudersi sulle proprie capacità di autore, soprattutto quando si è alle prime armi. All'epoca mi sembrava tutto perfettibile, certo, ma in ogni caso stupendo. Adesso non chiederei a nessuno di leggerlo, se non come punizione.
Mentre stendo questo rinunciabile post ho di fronte mia moglie che da giorni sta lavorando – tutti i pomeriggi – a una serie di documenti per la scuola, rinunciando – e ne immagino la sofferenza – a correggere compiti. Il vero problema è la quantità di tempo che la scuola le sottrae alla vita quotidiana. È parere comune che un'insegnante sia un individuo fortunato che lavora non più di diciotto ore la settimana e che possa disporre del resto del tempo come preferisce. Bene: non è affatto vero. Mia moglie normalmente trascorre due o tre ore al pomeriggio a correggere i compiti e a preparare le lezioni. Un paio di pomeriggi la settimana è inchiodata da riunioni ordinarie o straordinarie, trascorre buona parte dei week-end a stendere documenti di dubbia utilità ma tassativi e teoricamente necessari per l'anno scolastico in corso... In sostanza, fatti i conti, direi che mediamente la sua settimana di lavoro va da un minimo di trenta-trentacinque ore fino a un massimo di cinquanta nel periodo degli scrutini.
Ovviamente possono esistere insegnanti che fanno un cà, ma sospetto che al massimo siano esistiti ma che, al momento, siano divenuti rari come mosche arcobaleno. La «Buona Scuola» di Renzi si è rivelata, con il passare del tempo, la fabbrica di un surplus di documenti scolastici che vengono scritti senza che nessuno li legga. E anche stasera ho il sospetto che mia moglie riuscirà a staccarsi da pc soltanto all'ora di cena.
E noi ceniamo tardi.
Ci sarebbe poi il famoso referendum del quale parlare, ma non ne ho voglia. Una volta ripetuto che voterò NO, come ho scritto in questo post, penserò ad altro. Arrivederci a presto!
Ho partecipato alla seconda puntata di TuttoPoe – uno speciale dedicato a un autore che molti ritengono (a torto) di conoscere fin troppo bene –, curato da Franco Pezzini e organizzato dalla Libera Università del Fantastico, andando così a scoprire alcuni dei racconti meno noti e riscoprendo la vena teatrale, paradossale, visionaria e divertente del grande autore. Una serata davvero divertente.
Per il resto, sto tentando di riesumare un mio vecchio romanzo ma, sinceramente, sono stupefatto della quantità di lungaggini, degli interminabili dialoghi, delle parentesi rinunciabilissime, dello stile a suo tempo scelto – con tanto di narratore onnisciente – per un romanzo che all'epoca mi parve il massimo possibile e che ora mi agghiaccia a rileggerlo. In ogni caso un'ottima dimostrazione di come sia facile, anzi elementare, illudersi sulle proprie capacità di autore, soprattutto quando si è alle prime armi. All'epoca mi sembrava tutto perfettibile, certo, ma in ogni caso stupendo. Adesso non chiederei a nessuno di leggerlo, se non come punizione.
Mentre stendo questo rinunciabile post ho di fronte mia moglie che da giorni sta lavorando – tutti i pomeriggi – a una serie di documenti per la scuola, rinunciando – e ne immagino la sofferenza – a correggere compiti. Il vero problema è la quantità di tempo che la scuola le sottrae alla vita quotidiana. È parere comune che un'insegnante sia un individuo fortunato che lavora non più di diciotto ore la settimana e che possa disporre del resto del tempo come preferisce. Bene: non è affatto vero. Mia moglie normalmente trascorre due o tre ore al pomeriggio a correggere i compiti e a preparare le lezioni. Un paio di pomeriggi la settimana è inchiodata da riunioni ordinarie o straordinarie, trascorre buona parte dei week-end a stendere documenti di dubbia utilità ma tassativi e teoricamente necessari per l'anno scolastico in corso... In sostanza, fatti i conti, direi che mediamente la sua settimana di lavoro va da un minimo di trenta-trentacinque ore fino a un massimo di cinquanta nel periodo degli scrutini.
Ovviamente possono esistere insegnanti che fanno un cà, ma sospetto che al massimo siano esistiti ma che, al momento, siano divenuti rari come mosche arcobaleno. La «Buona Scuola» di Renzi si è rivelata, con il passare del tempo, la fabbrica di un surplus di documenti scolastici che vengono scritti senza che nessuno li legga. E anche stasera ho il sospetto che mia moglie riuscirà a staccarsi da pc soltanto all'ora di cena.
E noi ceniamo tardi.
Ci sarebbe poi il famoso referendum del quale parlare, ma non ne ho voglia. Una volta ripetuto che voterò NO, come ho scritto in questo post, penserò ad altro. Arrivederci a presto!